FoodPorn: Quando una moda diventa Marketing

È ora di pranzo, e finalmente il cameriere si dirige verso il nostro tavolo con un piatto fumante in mano. Non appena lo posa, nulla ci frenerebbe dal divorare quel cibo così invitante in qualche secondo, ad eccezione di una piccola ma importante operazione preliminare: fotografarlo e condividerlo con i nostri followers sui social network.

Secondo una ricerca di Ypulse, infatti, almeno il 63% dei giovani tra i 13 e i 32 anni hanno postato almeno una volta nella vita ciò che stava mangiando o bevendo. È la moda del FoodPorn, che conta, secondo dati aggiornati a febbraio 2018, circa 150 milioni di post su Instagram con il suddetto tag.

Nonostante il termine sia particolarmente abusato tra gli utenti più comuni – i cosiddetti foodies (amanti del cibo) – esiste un foodporn professionale, svolto da veri e propri esperti, come foodblogger e attori della ristorazione.

Non solo dunque un capriccio da adolescenti in cerca di followers e attenzioni, ma una vera e propria strategia di comunicazione e marketing per dare una nuova luce “social” al settore enogastronomico e catturare l’attenzione di clienti e potenziali tali grazie da un lato al soddisfacimento del bisogno di trasparenza, e dall’altro sfruttando campagne pressochè gratuite che permettano la diffusione del brand e conseguentemente un incremento del fatturato. Ecco perchè TheFork, piattaforma per le prenotazioni di TripAvisor ha pubblicato una guida sull’utilizzo di Instagram per la promozione del proprio brand enogastronico e per la creazione di una community attiva intorno ad esso.

L’immagine quindi, specialmente se perfettamente studiata e bilanciata con giuste luci, ombre ed effetti speciali, sembra essere lo strumento migliore per queste attività di vero e proprio marketing.

Dobbiamo infatti considerare due questioni, che si incontrano e rispecchiano perfettamente nel trend del FoodPorn:

  • innanzitutto, le immagini, secondo gli insegnamenti del neuromarketing, sono potentissimi attivatori di attenzione, superando di gran lunga il potere delle parole e dei testi (e se l’immagine in questione è quella di un appetitoso piatto di spaghetti fumanti, beh, la teoria risulta ancora più convincente).
  • in secondo luogo, secondo numerosi studi, la nostra capacità di attenzione è in continua diminuzione, quindi è necessario, per il creatore del contenuto, coinvolgere fin da subito lo spettatore, e, ancora più importante, farlo rimanere sul contenuto per almeno 2.6 secondi, tempo sufficiente e necessario per evitare il rimbalzo immediato da tale contenuto a quello di un competitor.

Appare dunque chiaro che la foodtography può diventare un vero e proprio strumento nelle mani dei ristoratori, che, sfruttando questo trend legato al potere delle immagini, possono così promuovere i loro piatti attraverso la creazione di un’estetica appositamente studiata per essere il più possibile “instagrammabile”, così da permetterne la condivisione e incentivare dunque il passaparola tra i clienti.

Così, per esempio, sembra aver fatto Starbucks, con il frappuccino unicorno che ha fatto impazzire i social, e non certo per il suo gusto, al contrario definito spesso troppo dolciastro. Colori accesi e fotogenia sono stati infatti il punto forte di questo stravagante prodotto di punta, che ha scatenato un’ondata virale di condivisioni su Instagram da parte di utenti invogliati sapientemente dalla famosa catena americana a “fare foodporn”. Che si traduce, inutile dirlo, in aumento delle vendite e pubblicità gratis.

In conclusione appare evidente che, ad oggi, l’estetica, ormai anche nel settore enogastronomico, sia tutt’altro che una semplice caratteristica superficiale e trascurabile, e che, nell’epoca dei social a maggior ragione, possa essere, al contrario, un potentissimo strumento nelle mani dei ristoratori, capace di attirare potenziali clienti e rendere loro stessi non solo consumatori, ma anche e soprattutto importanti promotori.

Di certo, come in tutti gli ambiti della vita, un’immagine esteticamente gradevole non è tutto e in questo caso non potrà mai rendere più gustoso un prodotto scadente. Ma, rimane pur vero che, com’è noto a chiunque si occupi di comunicazione, “content is the king, image is superhero!”, e sarà dunque sempre più importante per i ristoratori che vogliono promuovere i propri piatti attraverso un’attività di branding e storytelling, considerare il superpotere che l’epoca dell’estetica e dello share-continuo ha consegnato direttamente nelle loro mani.

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