La democrazia nelle imprese

Pur vivendo in Democrazia, durante la nostra vita può capitare di essere in una situazione caratterizzata da poca autonomia, poca libertà o in un ambiente rigidamente gerarchico in uno dei luoghi dove passiamo la maggior parte del nostro tempo, il posto di lavoro.

Come si può superare questa situazione che è dannosa sia per i lavoratori ma anche per le aziende? Come possiamo immaginare imprese più democratiche? La risposta è una sola: Partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale.

Questa idea, per quanto appaia rivoluzionaria, non è certo nuova : già la nostra Costituzione fa riferimento ad essa all’articolo 46:la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.”

Inoltre essa è stata introdotta in numerosi paesi europei già a partire dagli anni ’50, con gli esempi più virtuosi della Germania  con la Mitbestimmung e della Svezia con l’impronunciabile ma affascinante Medbestammandelagen.


Questo tema sta tornando d’attualità per due motivi fondamentali: da una parte, esiste un ampia letteratura manageriale che dimostra come a una maggiore partecipazione dei lavoratori sia associata una maggiore performance dell’ impresa e maggiore produttività dei lavoratori, soprattutto in ambiti di lavoro molto innovativi come quelli relativi ad industra 4.0.

Dall’altra è vista come un modo per migliorare la qualità della vita dei lavoratori ed è necessaria affinchè essi si riappropino del senso e del valore del proprio lavoro.

Insomma una situazione win-win, in cui sia lavoratori che i proprietari di aziende possono avere significativi vantaggi.

Come far partecipare i lavoratori

In concreto sono principalmente tre le modalità con la quale i lavoratori possono partecipare alle decisioni:

Partecipazione alla governance: I lavoratori possono eleggere dei loro rappresentati negli organismi di controllo. Il caso più celebre è quello del già citato modello tedesco, dove rappresentanti dei lavoratori sono nel consiglio di sorveglianza.

-Partecipazione tramite le relazioni industriali: Mediante il sindacato in Italia i lavoratori hanno diritti di informazione e consultazione, cioè le aziende hanno il dovere di informare i lavoratori e ascoltarne l’opinione, la quale non sarà poi vincolante. E’ un meccanismo considerato dai più vetusto e macchinoso.

Partecipazione organizzativa: l’elemento più “informale” ma al contempo efficace di partecipazione, ovvero la possibilità per i lavoratori di decidere nelle scelte riguardanti le modalità di lavoro. Si tratta di partecipazione nelle scelte “quotidiane“, come ad esempio stabilire i turni di lavoro o il miglioramento processi produttivi. Nelle aziende in cui sono applicati questi principi la performance delle imprese migliora sensibilmente, e già negli anni ’50 Toyota applicava con successo questa forma di partecipazione con i suoi circoli di qualità.

La situazione in Italia

Nonostante la via tracciata dalla costituzione, la partecipazione in Italia è poco diffusa, con poche ma significative eccezioni.

Vista con scetticismo sia da parte di Confindustria che da parte di CGIL, ha trovato una sostenitrice solo da parte di CISL, sindacato tuttavia non abbastanza influente per poter portare avanti una lotta di questo tipo.

Nessun governo inoltre ha mai promosso leggi organiche su questi temi, e le poche e sparpagliate leggi sono di origine comunitaria.

Le eccezioni a questo scenario sono diffuse un po’ in tutta Italia con picchi soprattutto  in Emilia Romagna e Toscana.

Esse riguardano soprattutto il mondo della cooperazione dove i soci sono anche lavoratori e dove la partecipazione dei lavoratori e la democrazia sono un elemento fondante.

Ci sono poi  casi in cui i lavoratori fanno una scelta coraggiosa: si ricomprano la propria azienda per evitarne il fallimento e non perdere il proprio posto di lavoro. Parliamo del workets buyout, fenomeno che ha salvato molte aziende in tempi di crisi.

Infine essa è presente in aziende molto innovative o di proprietà tedesca: l’esempio classico è quello di Ducati e Lamborghini. Queste  aziende hanno cultura organizzativa molto forte, elevata produttività con conseguenti alti salari, e sono caratterizzate da relazioni industriali molto pacifiche e lavoratori molto motivati.

Ducati, una delle aziende all’avanguardia in Italia in ambito di partecipazione

La democrazia nelle imprese in Europa


In Europa il panorama è ben diverso. Oltre ai già citati esempi svedesi e tedeschi, sono ben 12 paesi dell’Ue, soprattutto nell’area renana (Austria, Olanda, Lussemburgo) e scandinava (Norvegia, Danimarca e Finlandia), che adottano già per legge dei sistemi avanzati di corporate governance, basati su sistemi maggiormente democratici.

La stessa Unione europea sta cercando di diffondere la partecipazione dei lavoratori, con la creazione della società europea, una forma societaria dove la partecipazione dei lavoratori sarebbe un elemento fondamentale.

Il tema della democrazia nelle imprese, per quanto poco dibattuto e conosciuto, potrebbe essere ossigeno puro in una situazione italiana caratterizzata da stagnazione economica, condizioni di lavoro spesso precarie e sfiducia diffusa.

Gli elementi che nei vari paesi europei generalmente hanno portato alla nascita e alla diffusione di queste forme di partecipazione furono principamente la presenza sindacati forti, unitari ed aperti, governi generalmente pro labour ed aziende innovative. Tre elementi che in Italia difficilmente si vedranno a breve.

Se queste condizioni sono difficili da raggiungere, cosa si potrebbe fare? Sicuramente sarebbe già utile incentivare un dibattito su questi temi, incoraggiare e far prosperare le realtà già all’avanguardia, e magari studiare e prendere esempio da cooperative o aziende dei nostri vicini europei anziché dalle solite aziende americane all’avanguardia in temi come marketing e strategia ma quasi mai esempio di democrazia ,partecipazione dei lavoratori e organizzazione aziendale.

Alberto Figaia

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